La “Barçificazione” del Vissel Kobe è andata malissimo

Il club giapponese voleva "copiare" il Barcellona, ma i risultati sono stati tutt'altro che esaltanti.

Il Barcellona di Giappone è ultimo in classifica. O meglio, quello che voleva essere il Barcellona di Giappone, il Vissel Kobe, rischia la retrocessione. La squadra di Andrés Iniesta, in dieci partite di J League, il campionato giapponese, ha raccolto soltanto quattro punti, frutto di quattro pareggi e sei sconfitte. Risultati che hanno portato all’esonero di Atsuhiro Miura, ormai ex allenatore del Kobe e prima ancora dirigente e calciatore. Ma oltre alle colpe dell’allenatore, nella squadra giapponese si sta assistendo al fallimento di un progetto sportivo utopico quanto irrealizzabile sul campo.

Il presidente del Vissel Kobe Hiroshi Mikatani voleva infatti importare in Giappone il modello Barcellona. E ha provato a farlo non solo cercando di imprimere ai propri giocatori i concetti tecnico-tattici dei blaugrana di Guardiola, ma anche reclutando ogni figura calcistica possibile che potesse – anche lontanamente – avere collegamenti o legami passati con il Barcellona. Ecco perché, per guidare la “Barçificazione” del Kobe nel 2018 arrivò sull’isola di Honshū uno dei giocatori più iconici e vincenti della storia del club catalano: Andrés Iniesta. Il centrocampista spagnolo, arrivato in Giappone a 33 anni, ha raccolto finora 25 gol e 23 assist in 111 presenze, oltre a 30 milioni annui di stipendio. Nella stessa stagione sbarcarono insieme a lui Thomas Vermaelen, David Villa e Sergi Samper. Tutti ex Barcellona che al tempo, unendosi a Lukas Podolski e Joan Oumari, formarono la più grande colonia straniera della J League.

Insieme ai tanti acquisti, il Kobe decise di completare la rivoluzione a tinte blaugrana con Juan Manuel Lillo, che una volta Pep Guardiola in persona definì come «il miglior allenatore che ho mai avuto». Ma Lillo durò appena sei mesi in Giappone, e i tecnici che vennero dopo, l’ex Bayern Monaco Thorsten Fink – che vinse una Coppa dell’Imperatore nel 2019 – e proprio Miura, impressero un gioco molto diverso al Kobe, sintomo di una mancanza di progetto sportivo chiaro anche ai piani dirigenziali.

Di quella rivoluzione, oggi, sono rimasti solo Iniesta e Samper, mentre nel 2019 si è aggiunto Bojan Krkic, altro ex Barcellona e vecchia conoscenza di Roma e Milan. Il nuovo tecnico del Kobe è Miguel Ángel Lotina, spagnolo che fa della difesa il proprio mantra. A lui il compito di risollevare le sorti del Kobe in campionato, e dichiarare fallita la “Barçificazione” della squadra giapponese.