Da tempo gli allenatori portoghesi sono al centro del calcio europeo: Mourinho è stato il capostipite di una generazione di buonissima qualità, nessuno è arrivato al suo livello (l’attuale manager del Tottenham resta l’unico tecnico lusitano capace di vincere la Champions) ma in tanti hanno saputo imporsi in diversi campionati. Il dato che riguarda l’Europa League è eloquente: otto delle 32 squadre qualificate al primo turno a eliminazione diretta della seconda competizione europea sono guidate da allenatori portoghesi. I club e gli allenatori in questione sono: Porto (Sergio Conceição), Benfica (Bruno Lage), Sporting (Silas), Braga (Sá Pinto), Shakhtar (Luis Castro), Olympiacos (Pedro Martins), Wolves (Nuno Espirito Santo), Roma (Paulo Fonseca).
Va sottolineato come questa particolare statistica sia viziata dalle “retrocessioni” dalla Champions League: Benfica, Shakhtar e Olympiacos hanno concluso il loro girone al terzo posto, quindi provengono da un’altra competizione. Aggiungendo anche Mourinho (unico allenatore lusitano in Champions League), siamo a un totale di nove tecnici portoghesi ancora in corsa nelle due manifestazioni europee più importanti. È un record: la Spagna ha sei allenatori tra Champions ed Europa League, la Germania arriva a cinque. l’Italia segue a quota quattro (Sarri, Gasperini, Gattuso e Conte).
Ai nomi dei tecnici portoghesi già citati, vanno aggiungi gli “assenti”: André Villas-Boas e Paulo Sousa stanno facendo benissimo in Francia, rispettivamente al Marsiglia e al Bordeaux, ma in questa stagione non partecipano alle coppe europee; Leonardo Jardim è ancora al Monaco, non ha più ripetuto gli exploit del 2017, infatti è fuori dalle competizioni internazionali, ma è ancora considerato un tecnico di primo piano; il ct della Nazionale maggiore Fernando Santos è ovviamente impegnato su altri fronti; Marco Silva ha guidato l’Everton fino a poche settimane fa, prima di essere esonerato; Jorge Jesus ha vinto la Copa Libertadores e il Brasilerão con il Flamengo; Abel Fereira ha riportato il Paok Salonicco a vincere il campionato greco trentaquattro anni dopo l’ultima volta. Il bacino è enorme, e proprio questa diffusione evidenzia la caratteristica migliore dell’allenatore portoghese inteso come figura: è adattabile, dal punto di vista geografico ma anche tecnico, non a caso tutti i tecnici citati hanno stile e approccio diverso, basti pensare alla differenza tra il gioco attendista di Mourinho e quello ambizioso di Fonseca, alla duttilità del Portogallo di Fernando Santos oppure al calcio verticale amato e praticato da Jorge Jesus al Benfica, allo Sporting e oggi al Flamengo.