Miglior squadra: Croazia
In un Mondiale che ha cancellato dal proprio vocabolario la parola “facile” – eccezion fatta, forse, per Belgio e Inghilterra inserite in un girone molto abbordabile – e che ha spaventato anche le Nazionali più attrezzate, la Croazia è stata una delle pochissime a permettersi di arrivare alla terza partita in carrozza, già da qualificata. La Nazionale di Dalic ha chiuso a punteggio pieno in un girone tutt’altro che facile, abbinando alle già note qualità storiche della Nazionale balcanica – talento e imprevedibilità – concretezza e capacità di far male al momento giusto. Facile dire che il miglior biglietto da visita dei croati sia stato il 3-0 con cui hanno demolito l’Argentina, dove c’è proprio tutto di quanto detto fin qui: i gol, bellissimi, di Rebic e Modric, più il modo in cui questa vittoria è arrivata, approfittando, senza concessioni, della falla di Caballero e cucinando a fuoco lento gli avversari, come un matador che aspetta il momento giusto per far calare il sipario. E poi la coesione tra i giocatori – una squadra che ha subito solo un gol, ricordiamolo, ché non è solo fantasia al potere – sembra aver migliorato i singoli, come il criticatissimo Lovren a Liverpool, praticamente impeccabile in Russia.
Il gol di Modric all’Argentina
Sorpresa: Svezia
Dopo il gol di Toni Kroos, la Svezia sembrava sprofondata in un baratro di paura. Una squadra senza Ibra, senza apparente qualità se non nelle intuizioni di Fosberg, priva di talento e con una vittoria obbligata contro il Messico da portare a casa. Poi i gialloblu hanno schiantato El Tri, mostrando come una squadra solida, ben messa in campo, dura e arcigna possa mettere in difficoltà chiunque. La qualità del gioco, la bellezza estetica o la sofisticatezza delle trame non sono certo il tratto distintivo della Nazionale svedese: però, qui c’è qualcosa in più di una squadra che punta tutto sul non prenderle. La vittoria contro il Messico – una partita che la Svezia era obbligata a vincere – ha dimostrato una proposta di gioco ben definita, forse molto semplice e persino maccheronica, ma comunque piena di coraggio e volontà. E i risultati sono arrivati, con un primato nel girone che, alla vigilia, nemmeno il tifoso più ottimista avrebbe pronosticato.
Il vantaggio contro il Messico, in una partita che finirà 3-0
Miglior portiere: Cho Hyun Woo
Cho Hyun Woo è il carneade che non ti aspetti. Lo guardi e non credi che possa essere un portiere affidabile, e invece ti smentisce con una prestazione incredibile contro la Germania, dove risulta il migliore in campo (8,6 di media WhoScored). Con le sei parate fatte registrare contro i campioni in carica è diventato il terzo portiere a effettuare il maggior numero di interventi in questa Coppa del mondo, dietro Ochoa e Keylor Navas. Se il Mondiale serve a scoprire talenti e sorprese, come era stato per lo stesso Navas e per Ospina, perché non pensare alla suggestione di Cho Hyun Woo – ha 26 anni e oggi è il portiere del Daegu – ingaggiato da qualche squadra europea. Nonostante la Corea sia stata eliminata, Cho è diventato uno degli eroi nazionali. Contro i tedeschi è saltato su ogni pallone, felino e sicuro, con la bella parata su Goretzka, plastica e potente, come biglietto da visita.
Miglior difensore: Diego Godín
Se c’è un uomo al mondo che si associa perfettamente al concetto di affidabilità questo è Diego Godín. Nell’Uruguay, unica squadra del torneo ad aver subito zero reti in questa fase a gironi, il centrale dell’Atlético è il maresciallo che guida i compagni in battaglia. 2,7 contrasti di media, 2,3 intercetti, 4 spazzate e un elevato 7,61 di media globale secondo WhoScored. Godín risulta fondamentale in impostazione, essendo uno dei più cercati per dare il via alla manovra e lasciarla poi nei piedi del nuovo triangolo magico di centrocampo visto contro la Russia. Dare il pallone a lui significa metterlo in una cassaforte con la scocca dura e impossibile da aprire. Al suo fianco troverebbe sicurezza anche il più incerto dei centrali, ma se con lui gioca José Giménez, la coppia insuperabile è pronta a sbarrare la strada a ogni avversario. A 32 anni questa dovrebbe essere la sua ultima Coppa del mondo, ma non è mai detto con i giocatori come Godín. Il prossimo scoglio si chiama Cr7, il centrale dell’Uruguay sta già pensando a come fermare il giocatore più impattante e prolifico del mondo. Un derby di Madrid in anticipo.
Un saggio dell’impermeabilità difensiva uruguaiana
Miglior centrocampista: Coutinho
Finora è stato un Mondiale in cui si è segnato tanto: 2,64 gol per match, un dato in linea con Brasile 2014 ma superiore rispetto alle due edizioni ancora precedenti. Non si sono viste, però, difese completamente allo sbando: solo Panama e Tunisia hanno concesso più di sette gol. Il modo in cui quasi tutte le Nazionali, anche quelle poco attrezzate, hanno organizzato adeguatamente la propria fase difensiva è stato un punto a favore del torneo finora, complicando i piani di qualsiasi squadra, persino delle favorite. Perciò il ruolo dei playmaker, di chi, ossia, ha ispirato la manovra e aperto crepe nelle muraglie avversarie per cambiare il corso degli eventi, è stato vitale: e in questo primo scorcio di Mondiale nessuno, meglio di Coutinho, lo ha dimostrato. Rapida panoramica dei meriti del brasiliano: ha segnato le prime due reti della Seleçao e ha poi ispirato Paulinho con il gol che ha piegato le certezze della Serbia.
R1 + cerchio: Coutinho
Miglior attaccante: Cristiano Ronaldo
In testa alla classifica marcatori c’è Harry Kane, ma l’inglese, al pari di Lukaku che lo segue a un gol di distanza, ha affrontato un girone piuttosto morbido, scatenando la propria ira offensiva contro le malcapitate Tunisia e Panama. Sul podio c’è anche Ronaldo, che viceversa ha spianato la strada di un gruppo alla vigilia parecchio enigmatico. La prestazione anonima nell’ultima gara con l’Iran, con tanto di rigore sbagliato, non compromette nulla di quanto fatto in precedenza: anzi, se il Portogallo è arrivato con relativa tranquillità all’ultima partita del girone, è stato proprio per merito dei quattro gol di Ronaldo, unico motore di pericolosità nell’attacco lusitano. La prova di onnipotenza contro la Spagna è stato uno spettacolo che ha lasciato a bocca aperta: il modo in cui ha risposto colpo su colpo agli avversari, la forza di volontà nel trascinare la propria Nazionale, la bellezza del calcio di punizione che ha fissato il punteggio sul 3-3. O, ancora, l’istantaneità con cui ha pugnalato a freddo il Marocco, un killer tanto rapido quanto preciso.
La punizione telecomandata contro la Spagna
Miglior gol: Toni Kroos vs Svezia
Della desolante avventura della Germania in Russia c’è molto poco da salvare, e quel molto poco si può ricondurre, quasi nella sua totalità, alla straordinaria prodezza di Kroos contro la Svezia. È il minuto 95 e il risultato è sull’1-1, con i tedeschi già con le valige in mano, destinazione Berlino, dopo 180 minuti di Mondiale. Nei piedi del centrocampista del Real Madrid c’è un destino sospeso: la palla è sul lato corto dell’area di rigore, in posizione parecchio defilata rispetto alla porta, e i giocatori tedeschi affollano la zona di fronte alla porta di Olsen in attesa di un traversone. Kroos tocca la sfera con la punta del piede, e in quel preciso istante fa già partire la rincorsa: è una rincorsa carica di energia, e infatti arriva il tiro. Bloccando la riproduzione del video, si ammira Kroos nel pieno della sua tensione muscolare, con la gamba destra inarcata al massimo delle possibilità e le braccia che si allargano per mantenere l’equilibrio del corpo, come se dovessero assorbire il rinculo di un fucile. Un istante dopo, Kroos torna in posizione rilassata, e la palla ha già superato Olsen, con una traiettoria secca, precisa, forte, imparabile.
Wow
Miglior partita: Spagna-Portogallo 3-3
Spagna-Portogallo è stata la partita che ha dato un assaggio anticipato di quello che sarà a breve. Il gol in apertura di Cristiano Ronaldo, l’errore di De Gea, la Spagna che passa in vantaggio e ancora il campione di Madeira che la riprende. Tutta l’epica che ci si può augurare da una partita di calcio è stata concentrata nei 90 minuti in cui si sono affrontate due delle maggiori contendenti al titolo finale. La gara ha messo in risalto pregi e difetti delle due squadre: dalla rodata fase offensiva alla difficoltà nel difendere le transizioni rapide. Quel che certo è che la sfida con la Spagna ammanta Cr7 di un’aura mistica e profonda, che pervade la gara come se in ogni momento che il portoghese tocca palla qualcosa sia lì pronto ad accadere. Ronaldo è il trascinatore di una selezione con talento e difetti che vuole arrivare in fondo ancora una volta, mentre la Spagna è una banda che cerca di suonare all’unisono trovandosi a sbagliare ogni tanto una nota che per poco non la manda fuori scala.