Iker Muniain ha detto no ai soldi dell’Arabia Saudita ed è andato a giocare al San Lorenzo, tutto per amore del calcio

L'ex capitano dell'Athletic ha trovato una nuova vita e una nuova felicità dall'altra parte del mondo. Lo ha raccontato lui stesso in un documentario realizzato da Movistar.

Per un basco, notoriamente, la sua regione è il posto migliore in cui vivere. Eppure, se proprio fosse costretto ad andarsene da questo angolo di Spagna, forse sceglierebbe il luogo più basco di tutto il mondo: l’Argentina. È stato questo uno dei ragionamenti che hanno portato l’ex capitano dell’Athletic Bilbao, Iker P a volare Oltreoceano, rinunciando a un sacco di soldi offerti dall’Arabia. Una scelta di cuore, di fascino e di curiosità, presa da un ragazzo che ha voluto pensare con la propria testa. Quando ha detto no ai grandi club di Spagna, quando ha deciso di lasciare in silenzio la società della sua vita, nonostante fosse stato bruscamente messo ai margini del progetto tecnico di Valverde, quando ha dato retta alla quella voce interiore che gli consigliava di esplorare la terra colonizzata dai suoi antenati, ma per lui solo immaginata attraverso i racconti del suo ex allenatore, Marcelo Bielsa.

La tv spagnola Movistar ha realizzato un documentario, dal titolo Pibe Muniain, in cui ha raccontato tutta questa storia. «Iker non si muove per soldi, ma per seguire le sue emozioni». Queste parole le ha pronunciate Iñaki Williams, ex compagno di Muniain, e sono parte dell’opera. In cui, non a caso viene da dire, emerge che l’ex capitano dell’Athletic avrebbe sognato di giocare per il River Plate, ma poi alla fine ha trovato il San Lorenzo. «Mi piace percorrere strade diverse da quelle che scelgono gli altri», dice Iker. «Questo tipo di sfide mi stimola». La decisione era già maturata prima della finale di Coppa del Re nell’aprile 2024, l’ultima possibilità di chiudere il cerchio della sua carriera con un trofeo. Dopo quattro finali perse di Copa del Rey (2012, 2014, 2020 e 2021) e una di Europa League (2012), la Copa è stata una liberazione. O meglio: «Un’estasi totale», come la definisce lo stesso Muniain. «Ho lasciato il club in buone mani e con un segno tangibile del mio passaggio. La scelta era quella giusta». Parole centrate, come si vede nelle immagini della festa della scorsa estate sul fiume Nervión, come da tradizione. Perché da quelle parti si è diversi in tutto. I conformisti usano il pullman scoperto, loro i battelli.

L’arrivo di Muniain al San Lorenzo sembrava fantascienza, ma per davvero. In Argentina non ci credevano. «C’erano solo l’1% di possibilità che Muniain venisse a giocare qui», rivelano alcuni giornalisti locali. «Era più facile farlo atterrare nello stadio dall’alto che raggiungerlo in macchina», confessa il suo agente Omar Rodríguez, raccontando il momento del suo sbarco a Buenos Aires. E non per la gente radunatasi per la sua presentazione, comunque tanta, ma perché il Nuevo Gasometro non si trova in una parte semplicissima della capitale argentina: l’area intorno allo stadio, infatti, spaventava anche la dirigenza che temeva un passo indietro del giocatore al primo impatto. E invece no: «Questo contrasto è proprio ciò che cercavo» dice Muniain nel documentario, ammettendo di aver voluto visitare personalmente la zona prima di firmare l’accordo con il suo nuovo club.

La società ha sottolineato il grande sforzo fatto dal giocatore per portare a termine il trasferimento. Rodríguez ha confermato che due club sauditi avevano avanzato proposte concrete, ovviamente molto ricche. Ma Muniain era stato chiaro: «Se mi mandi in uno di quei club, mi fai la peggiore cattiveria della mia vita». Secco, categorico, aveva bisogno di emozioni e di un legame sincero, profondo, radicato nella storia. Era troppo grande la tentazione di giocare per un club fondato da un gesuita, a cui negli anni Settanta hanno tolto lo stadio per farci un centro commerciale, che dopo infinite battaglie legali tornerà a giocare nel quartiere degli artisti, Boedo, e che avrà per sempre come socio numero 88235 il religioso argentino più famoso di tutti i tempi: José Maria Bergoglio, Papa Francesco. A cui verrà intitolato il nuovo impianto in Avenida De La Plata.

 

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l legame di Muniain con il San Lorenzo è simbolico anche perché richiama le storie di calciatori baschi che, alla fine degli anni Quaranta, hanno percorso lo stesso viaggio verso l’Argentina, un periodo che ha coinciso con la fine della guerra civile spagnola e con l’esilio forzato di molti sportivi. Il suo passaggio con il club di Baiers, insomma ha un valore che va al di là del semplice calcio: nonostante non sia più il gigante di una volta, il San Lorenzo rappresenta ancora una passione e un’identità che Muniain ha desiderato per scrivere un nuovo capitolo della sua carriera. «Il Cuervo (soprannome della squadra, ndr) è un club speciale. Si respira calcio vero, quello che fa battere il cuore. L’eredità dei baschi che sono passati di qua è qualcosa che mi emoziona», dichiara Muniain nel documentario di Movistar. Anche il figlio di Iraragorri, leggenda dell’Athletic rifugiatosi proprio in Argentina, ha dato la sua benedizione all’operazione.

Quasi come a voler rendere tutto ancora più epico, ancora più romantico, a Muniain è bastato solo qualche mese per essere nominato capitano del suo nuovo club. «Ha rivoluzionato ik San Lorenzo», confida il suo allenatore Miguel Ángel Russo. Anche i compagni di squadra e i dirigenti non fanno che ripetere quanto Muniain sia fondamentale per il gruppo. E l’entusiasmo ha contagiato anche lui: «Qui tutto si basa possesso e sullo scarico del pallone, giocare a calcio significa attaccare continuamente. A Buenos Aires ha ritrovato anche la sua gente, i baschi. La Peña argentina dell’Athletic, il fan club della capitale, lo ha invitato a vedere un derby contro la Real Sociedad alla Casa Vasca: «È stato meraviglioso vivere queste esperienze pur essendo lontano da casa. Mi hanno rubato un pezzo del cuore», racconta Muniain.

L’arrivo dell’ex compagno Ander Herrera al Boca Juniors gli ha permesso di sentirsi ancora più a casa, ma non sono mancati i momenti difficili. Come quando si è infortunato e ha chiesto di tornare a Bilbao, per curarsi ma anche per ricongiungersi con la famiglia. Il Botafogo gli aveva offerto un contratto interessante, ma Muniain ha preferito restare in quella che ha definito «la mia nuova comfort zone», trovando nella passione e nel calcio argentino un rinnovato stimolo. «Sono molto felice della decisione che ho preso. Ogni giorno sono più vicino alla fine della mia carriera, e il tempo scorre per tutti. Godiamoci il viaggio finché dura, e io ho trovato il posto giusto». Non gli resta che un obiettivo: «Vincere un titolo con San Lorenzo», esattamente come avvenuto a Bilbao. Buenos Aires non sarà parte dei Paesi Baschi, ok, ma ci va vicino.

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