Casco in testa, occhiali che nascondono lo sguardo. Tutto intorno è bianco, c’è silenzio, l’unico “rumore” è quello delle loro evoluzioni. I fratelli Miro e Flora Tabanelli hanno o piedi saldi sugli sci, e poi pronti partenza via, si vola, disegnano in aria traiettorie e moti che sembrano sfidare le leggi dell’equilibrio. Non saranno i primi consanguinei di successo nelle discipline invernali, basti pensare alle sorelle Delago, Fanchini o ai fratelli Kostelic, ma sono i primi vincenti in una specialità giovane come lo sci freestyle. In pista sono spavaldi, non hanno paura di nulla. Fuori hanno dei modi delicati, sono timidi e un po’ riservati. Del resto sono giovani, Miro ha 20 anni, Flora ne ha 17, studia in uno skicollege, suona il piano, ama l’arte e la matematica e ha vinto due coppe non da poco. Quest’anno ha portato a casa la Coppa del Mondo 2025 park & pipe e il globo di specialità nel big air.
Quando si svolge l’intervista, Flora Tabanelli non ha ancora la certezza matematica di poter conquistare quella generale. Incontriamo lei e Miro al Milano Cortina 2026 Sport Village powered by Samsung & Enel, dove il gruppo Samsung è presente con il Galaxy Experience Space, un’installazione in cui è stata data, anche ai due campioni, la chance di provare il Galaxy S25. I due sono l’uno l’ombra dell’altro, tanto da essere riusciti, entrambi a Tignes, a vincere nell’ultima gara di big air della stagione (per Miro si è trattata della prima vittoria). La somiglianza fisica è netta e anche caratterialmente non sono poi tanto diversi. Lui, classe 2004, non perde mai di vista la sorellina, tanto da ammettere come, tra i suoi difetti, ci sia quello di essere troppo «protettivo». Lo stesso fa lei, come quando interrompe la chiacchierata per aiutare Miro a fare un cambio di scarpe.
La nuova popolarità di Miro e Flora Tabanelli
Flora porta una collana con un ciondolo a forma di fiocco di neve, sorride spesso e si imbarazza con le gote che diventano rosse, così come quelle di Miro che è sollevato quando finisce di parlare: «Se potessi non fare le interviste, sarebbe meglio», dice scherznao. Eppure, i loro risultati hanno iniziato ad attirare i media, specialmente perché l’Italia non ha mai avuto dei fuoriclasse nello sci freestyle. A febbraio sono diventati i primi Azzurri ad aver conquistato una medaglia d’oro agli X Games degli sport invernali. La popolarità è un fattore nuovo, da studiare e da capire: «Penso che gli sponsor», dice Miro, «ci siano di grandissimo aiuto. Come Livigno che ci offre un posto dove allenarci. Ci forniscono il meglio e cogliamo tutte le opportunità che ci aiutano. Penso che la popolarità sia un qualcosa di buono. È una conseguenza, è l’effetto che provochi alla gente ed è anche una cosa a cui aspiro: ispirare le persone».
Anche il pensiero di Flora non è distante: «Devo ancora realizzare di essere “popolare”, però mi piace molto che quello che ho sempre fatto stia diventando un lavoro, guadagnare facendo ciò che amo e ciò che mi piace». Provocatoriamente, gli si chiede se temano che questo successo in crescendo li possa travolgere e possa generare un meccanismo di aspettative che magari vada a gravare sui risultati: Miro dice che «ci sono pressioni, ma più che da fuori, vengono da noi stessi. E questa è una cosa che ho provato anch’io, penso che sia necessario rimanere se stessi senza montarsi la testa, pensando ad allenarsi, sfruttando ogni giornata al meglio». Miro ha cercato di carpire i trucchi del mestiere e di vita dal suo primo allenatore di sci freestyle, e di farsi ispirare dalla mamma: «Ci ha seguiti fin da subito, ci ha sempre supportato in tutto quello che volevamo, quello che sceglievamo. Ancora oggi ci dà grandissimi consigli, per ogni cosa c’è sempre».
Una mamma che ha cresciuto tre fratelli, che hanno forse messo prima gli scarponi da sci che altro: «Io, mia sorella Flora, mia sorella più grande, Irene, siamo nati sulla neve, abbiamo messo gli sci all’età di un anno, quindi la passione è nata da subito. Credo di aver ereditato il lato creativo e di abilità motorie da mio padre. È stato uno sportivo, era un atleta circense e da piccolo ha sempre praticato diversi sport come ginnastica artistica, pattinaggio di figura e questo mi ha avvicinato all’acrobatica. Mi ha subito attratto trovare uno sport che unisse le due cose».
Volare sugli sci
In un contesto così, Flora non poteva che fare lo stesso, seguendo suo fratello: «Ho iniziato in prima superiore, sul suo esempio, ogni tanto lo vedevo saltare e ho fatto un tentativo. Direi che è stata la scelta giusta. La cosa che mi ha colpito fin da subito è stata la sensazione che si prova ogni volta che si fa un salto. Quando ho iniziato con i salti sempre più grandi mi sono accorta che è proprio quello che mi piace. Ognuno ha il proprio stile, è come se riuscisse a esprimere se stesso. Ci si dimentica di tutto, è uno svago e una forma di libertà. Durante l’allenamento ci sono tanti pensieri, anche quando sei in seggiovia, ascolti musica… ma mentre salti, in gara, diventa tutto un automatismo, non ci sono pensieri esterni al salto».
Si tratta di evoluzioni in aria che stanno superando qualsiasi tipo di limite apparente. E che sono affrontate con coscienza: «Quando scio», continua Flora, «non ho paura. Ci deve essere un po’ di tensione, deve in qualche modo limitarti, qualcosa che ti frena anche quando non sei al top serve, però più che di paura parlerei di concentrazione». Le fa eco Miro, che sottolinea: «Il tempo che trascorriamo in aria “fluttuando”, è sopravvalutato perché non arriviamo ai tre secondi. È una cosa che sorprende anche me il fatto di riuscire a fare così tante rotazioni in così poco tempo. Sono sensazioni più che pensieri: il mio corpo perde peso, è come se gli sci e le racchette diventassero un prolungamento degli arti. La sensazione di adrenalina ovviamente c’è, è qualcosa a cui non posso più fare a meno. Come tutti, proviamo paura quando facciamo qualcosa di nuovo, ma penso che sia una sfida, non un qualcosa che fermi».
Miro e Flora Tabanelli non si fermano nemmeno quando hanno qualche difficoltà, del resto sono veramente giovani. Per uno scherzo del destino – ma non sorprende quando c’è una simbiosi del genere, di solito tipica nel caso di fratelli gemelli – entrambi faticano nella stessa specialità, lo slopestyle. Da poco, la piccola di casa ha superato quest’altro muro diventando la prima italiana della storia a vincere una gara della Coppa del Mondo di freeski slopestyle: «Lo slopestyle», spiegano, «è la disciplina che richiede più concentrazione per il fatto che hai una pista con più strutture, più salti, più rail su cui dobbiamo fare delle evoluzioni e richiede più concentrazione, è più faticoso rispetto al Big Air in cui si deve pensare solamente ai propri due migliori salti».
È uno sport pericoloso, sì
Milano Cortina 2026
In virtù delle loro evoluzioni, di quello che stanno facendo, vissuto a cuor leggero e senza troppa consapevolezza, non si può che pensare a Milano Cortina 2026. E a Livigno, dove si allenano e dove si svolgeranno le competizioni olimpiche: «Viviamo giorno per giorno, cerchiamo di dare il massimo in tutto quello che facciamo, abbiamo ancora un bel margine di miglioramento e cercheremo di colmarlo per arrivare a riuscire a competere più pronti possibili». La magia dei cinque cerchi si inizia a respirare nelle varie venue olimpiche, ma fare previsioni è azzardato. L’unica certezza, filo conduttore della storia, è il loro legame. Flora fa un sorrisone quando si parla proprio del fratello che nel frattempo ha perso il contatto visivo con lei: «Sono contentissima di viaggiare con lui, è un punto di riferimento per me: non è scontato avere qualcuno della tua famiglia che ti sta accanto mentre sei in in giro per il mondo. Io cerco di dargli consigli e lui spesso mi aiuta ad affrontare certe situazioni. Caratterialmente siamo molto simili. Poi, siamo tutti due bravi a disegnare, in poche cose siamo differenti: a lui piace cucinare salato e a me dolce. Mi aiuta sempre, anche se è un po’ precisino».
Miro ribatte: «Cerco di rendermi utile per ogni sua esigenza. Credo che mi abbia reso più responsabile, oltre che per me stesso, anche per gli altri. Ci spingiamo a vicenda. Vedo che vince le gare, quindi da questo punto di vista mi dà quella spinta, quella voglia di arrivare lì. È sempre stato così, ci siamo sempre spronati e abbiamo fatto bene o male sempre le stesse cose, siamo inseparabili. Andiamo pazzi per gli sport spericolati». E se Miro passa più tempo ai fornelli c’è invece Flora che spesso si diletta al piano: «Facevamo molti sport da piccoli e un giorno alla settimana, visto che anche mia madre era appassionata, ci portava a fare lezioni di pianoforte, ha sempre fatto parte di me anche a casa nostra. In Emilia Romagna (la loro regione d’origine, ndr) avevamo un bel pianoforte e spesso, di pomeriggio, ci piaceva fare una suonata. Non credo di essere così portata che possa diventare una carriera, però come svago mi piace un sacco e voglio continuare».