A Lecce ha vinto un Milan disorganizzato e rabbioso

La grinta di Pulisic e le giocate di Leao hanno fatto la differenza, ma i problemi dei rossoneri sono ancora tutti lì.

L’immagine più forte di un tardo pomeriggio sulla via del mare è un urlo di rabbia: quello di Pulisic dopo il gol del pareggio contro il Lecce ha svegliato un Milan vincente anche se contestato. È proprio la disperazione di un gruppo messo all’angolo che ha prodotto una reazione casuale, disorganizzata, ma potente ed efficace. Come in tutti i momenti negativi i problemi restano ma Conceiçao potrebbe aver risolto quello che più lo preoccupava, la voglia di impegnarsi sul campo. «Al Porto avevo dei soldati, qui non riesco a farmi capire», aveva raccontato qualche ora fa il tecnico portoghese in conferenza stampa. Ecco, qualcuno che è pronto a battagliare l’ha trovato, guidato da un capitano che sarà pure senza fascia ma resta d’America. Christian Pulisic si è caricato i compagni sulle spalle, anche letteralmente, dopo che gli sono saltati addosso negli istanti successivi alla rete del 2-3.

Il suo stato di forma è una delle poche certezze della stagione del Milan, forse l’aspetto più positivo in assoluto. Pulisic è diventato leader, tanto da parlar chiaro a fine partita. «Siamo un gruppo vero e andiamo nella stessa direzione» ha rivelato a DAZN nell’intervista flash. Poche parole ma chiare e soprattutto in italiano, per far arrivare meglio il concetto. Contro il Lecce Pulisic ha cominciato sulla sinistra, venendo spesso dentro il campo e lasciando campo alle percussioni di Theo Hernández che per qualche momento è tornato in versione prime 2022. Ha conquistato il rigore che ha riaperto il match, sfuggendo a Baschirotto dopo un veloce triangolo con Reijnders e Abraham. L’ha trasformato con forza e ha alzato la sua posizione, aumentando il baricentro e il numero dei tocchi della squadra nella metà campo avversaria. Dal 71esimo in poi il Milan ha assediato l’area del Lecce, schiacciando la linea difensiva e affidandosi alla sua migliore qualità: il gioco sull’esterno. Dalla cara vecchia catena di sinistra Theo-Leão è nato il cross sul secondo palo che Pulisic ha girato in porta al volo, arrivando a quota otto reti in campionato. «È un calciatore di grande intelligenza», ha detto Coinceçao nel post partita. «Può giocare in tutte le zone offensive garantendo imprevedibilità».

La sintesi di Lecce-Milan

Detta così, sembra che il Milan si sia svegliato solo negli ultimi venti minuti. E invece, per intensità e applicazione, il primo tempo del Via del Mare è stato il migliore del 2025. Coinceçao ha rinunciato a Leão e Joao Felix dall’inizio per Jiménez e Bondo. Obiettivo_ rendere più energico il primo pressing e la riconquista. Idea azzeccata almeno nei primi minuti, quando i recuperi alti hanno permesso di accelerare le fasi d’attacco. Per mezza figura è stato annullato un gol a Santiago Giménez dopo appena 60 secondi. Esempio di un approccio corretto alla partita, costituito da scalate con i tempi giusti, raddoppi e anticipi puntuali. Quando tieni la linea di difesa molto alta, però, fai una scommessa: devi essere perfetto nella marcatura, perché alla prima uscita sbagliata paghi. Ed è esattamente quello che è successo al minuti 7′, quando un’incomprensione tra Reijnders e Jiménez ha spalancato la transizione del Lecce, conclusa alla grande da Krstovic che ha interrotto a 366 minuti l’astinenza da gol dei giallorossi. Le transizioni, quelle maledette transizioni, verrebbe da memare. Quelle che hanno fatto tanto male con la Lazio e che il Milan ha sofferto anche a Lecce. A metà primo tempo Krstovic ha fatto le prove per la doppietta, centrando il palo dopo un dai e vai con Helgason. Al 23′ Pierotti ha spedito in curva il pallone dopo essersi liberato sfruttando un mancato controllo di Thiaw, scivolato sulla sinistra.

Dal 30esimo in poi il Milan ha fatto fatica anche in impostazione. La costruzione a tre difensori più Bondo non funzionava, dato che l’ex Monza agiva troppo vicino a Gabbia. Saltata la prima pressione di un Lecce schieratosi 4-2-3-1 in non possesso però, ai difensori riusciva semplice trovare Musah. L’americano, infatti, si è mosso spesso dietro a Berisha e Coulibaly, creando un equivoco con i difensori centrali, indecisi se salire a prenderlo o scappare. Movimenti complicati da leggere che hanno prodotto la migliore occasione rossonera della prima frazione, il colpo di tacco alla Crespo tentato da Gimenez sull’ennesima traccia di Musah.

Tutta l’energia prodotta dal Milan prima dell’intervallo non è proseguita una volta uscito dagli spogliatoi. L’alba del secondo tempo è stato il periodo di partita peggiore della squadra di Conceiçao, nonostante Giménez avesse trovato un palo con un tiro a cinque metri dalla porta di Falcone. Il pressing rossonero non è stato continuo, ha viaggiato a folate e sono bastati due tocchi al neo entrato Pierret per aprire il campo a Helgason e Guilbert. Il laterale francese ha pescato in area Krstovic che con un destro preciso ha finito nel modo più dolce un contropiede cominciato da una sua sponda. Un giocatore del Lecce non segnava due gol al Milan da 25 anni, l’ultimo a farcela era stato Cristiano Lucarelli.

Un aspetto da sottolineare nel 2-0 dei ragazzi di Giampaolo è stata la mancata copertura di Leão. Il portoghese è così, prendere o lasciare. Dà e toglie, bisogna fare una scelta. Entrato al 46′ al posto di Jiménez ha guardato spesso in fase difensiva, illuminando invece nell’altra metà campo. Da una sua palla tesa è scaturito il rimpallo che ha portato all’autogol di Gallo del 2-1, suo l’assist per Pulisic a completare la rimonta. Rinunciarci sembra impossibile, ma fronteggiare una costante superiorità numerica quando l’avversario sviluppa da quella parte alla lunga è stancante. La soluzione adottata da Conceiçao potrebbe essere la naturale via di mezzo: inserire il 10 più tardi, quando il ritmo del match cala e la sua velocità può spostare gli equilibri. Non solo Leão, il tecnico ha cambiato la partita anche con altre sostituzioni. João Félix e Abraham, infatti, hanno garantito qualità negli spazi stretti di un Lecce che inevitabilmente si è abbassato dopo il doppio vantaggio. Il resto l’ha fatto la rabbia di Pulisic. Almeno per ora basta quella a inseguire l’Europa.