Negli USA si stanno giocando sia la Copa América che la MLS, e nessuno ne è contento

Le squadre, i tifosi, i giocatori e gli allenatori della lega hanno contestato questa assurda sovrapposizione.

Il tema calcistico delle ultime settimane è stato inevitabilmente il Campionato Europeo, in Germania le Nazionali hanno appena concluso la fase a gironi e si preparano a scendere in campo per gli ottavi di finale. Dall’altra parte dell’Atlantico, però, il torneo più importante del Vecchio Continente passa in secondo piano rispetto alla Copa América: l’edizione 2024, che si concluderà il 14 luglio, si sta svolgendo negli Stati Uniti. E ha una formula allargata, come quella utilizzata nel 2016: quattro gironi da quattro squadre a cui sono iscritti anche sei Nazionali del Nord e Centro America, per la precisione gli Usa, il Messico, la Giamaica, il Canada, la Costa Rica e Panama. È una sorta di prova generale per il Mondiale 2026, ma è anche il primo grande torneo internazionale a cui partecipa Leo Messi dopo il suo trasferimento a Miami. Ecco, nonostante quest’ultima condizione inedita, negli Stati Uniti hanno deciso di non interrompere la MLS. La lega che riunisce le migliori squadre americane e canadesi sta infatti proseguendo regolarmente con il suo calendario, calendario che ovviamente entra in conflitto con le partite delle Nazionali. Una scelta che, naturalmente, comporta la rinuncia a veder giocare Messi. E non solo lui.

La MLS — la cui struttura è di fatto identica a quella della NBA, con 29 squadre divise tra Est e Ovest che si incontrano in stagione regolare per poi giocarsi i playoff con partite a eliminazione diretta — da sempre organizza il suo calendario da febbraio a dicembre; i playoff e la serie che assegna la MLS Cup, ovvero il titolo, si giocano poco prima di Natale, per poi lasciare ai calciatori un paio di mesi di vacanza. La stagione 2024 non ha fatto eccezione, nonostante in estate fossero in programma sia la Coppa America che gli Europei. Questa decisione, come detto, ha determinato l’assenza – per diverse settimane, circa cinque – di Messi e di altri 48 giocatori appartenenti a club del Nord America. E il problema riguarda soprattutto le squadre più forti del momento, quelle con i calciatori più famosi, che dovranno farne a meno di alcuni elementi importanti per cinque o sei partite su 34, ovvero per il 18% della regular season.

La poca flessibilità della MLS si spiega con un calendario molto fitto, che di fatto non permette deroghe o posticipi visti i dieci mesi complessivi su cui si spalma la competizione: «Sappiamo che non è la soluzione ideale», ha spiegato il vice presidente della lega Brad Pursel in un’intervista rilasciata a ESPN. «Ma l’obiettivo di incastrare 34 partite tra febbraio e ottobre rimane la priorità. Anche perché le gare estive della lega rimangono degli appuntamenti importanti, per affluenza e interesse dei fan». Il problema è che gli incassi stanno dicendo il contrario: tra MLS e la Coppa America, i tifosi statunitensi preferiscono di gran lunga quest’ultima: l’Inter Miami, i New York Red Bulls e tutte le altre franchigie stanno giocando in stadi semivuoti, mentre le gare tra Nazionali si disputano in un’atmosfera fantastica, davanti a spalti pieni e coloratissimi.

Inutile aggiungere come anche i club non siano contenti di com’è stata gestita la situazione. Basti pensare proprio all’Inter Miami, che non ha a disposizione Messi e Luís Suárez, ma anche Matías Rojas e Benjamin Cremaschi: secondo i calcoli fatti da ESPN, la franchigia della Florida sta rinunciando al 70% dei gol e degli assist messi a referto nella prima parte di stagione. Non a caso, viene da dire, uno degli allenatori più critici nei confronti della MLS è stato proprio Tata Martino, che da un anno esatto ha deciso di guidare il nuovo progetto dell’Inter Miami.

Il punto, però, è che nessuno è davvero contento. Neanche gli stessi calciatori coinvolti. Roman Burki, portiere svizzero e capitano del St. Louis City, non convocato dalla sua Nazionale per Euro 2024, ha detto che «la lega deve migliorare da questo punto di vista: non è possibile che i migliori giocatori lascino i propri club ogni volta che ci sono i tornei per Nazionali. Capisco che il calendario è serrato, ma questa situazione può creare degli svantaggi ingiusti per alcune squadre. E poi, molto più semplicemente: se ci sono partite importanti tra squadre Nazionali, chi preferirebbe guardare la MLS?». Il Tata Martino ha allargato il discorso, ne ha fatta una questione di mercato e di appetibilità del brand-MLS: «La lega deve necessariamente prendersi delle pause durante le finestre internazionali stabilite dalla FIFA. Altrimenti perderà potere d’acquisto e di attrazione nei confronti di giocatori molto forti, ovvero quelli che vengono convocati stabilmente nelle loro Nazionali, che sia in Europa o Sudamerica. I calciatori vogliono giocare con le loro rappresentative, ma non per questo vogliono rinunciare a giocare con i loro club». Anche Phil Neville, da qualche mese sulla panchina dei Portland Timbers, si è detto d’accordo con Martino. E in effetti è davvero difficile opporsi a questa visione. Anche perché, molto banalmente, alla Copa América di quest’anno è iscritta anche la Nazionale americana.

In ogni caso, però, sembra che negli Usa abbiano imparato la lezione. O che, quantomeno, la prossima grande competizione sarà affrontata e gestita con un pizzico di buon senso in più: «Per il Mondiale del 2026 faremo una sosta», ha detto Brad Pursel. «Un evento di questo tipo ci impone di fermare il campionato, anche perché le partite si svolgeranno in Canada, in Messico e nel nostro Paese». Esattamente com’è avvenuto quest’anno, viene da dire. Ma in fondo, per fortuna, si fa sempre in tempo a cambiare idea.