Gli ultimi venti minuti di Real Madrid-Bayern sono stati decisi dai cambi

La semifinale di Champions League è stata decisa da qualcosa che arriva molto prima dell'ineffabile.

Quando si parla di calcio, spesso si finisce a discutere di cose ineffabili. Nel caso di Real Madrid-Bayern, per esempio, la rimonta della squadra di Ancelotti è stata ricondotta alla mistica del Bernabéu e al dna europeo del Madrid, al culo dell’allenatore italiano, alla bellezza della storia vintage di Joselu, 34enne comprimario che ha segnato la doppietta decisiva: tutte cose che hanno un impatto opinabile, che sono vere in base alla sensibilità di ogni analista e di ogni appassionato. E quindi, prima di tutto questo, sono la storia e i fatti ad avere un peso. La storia ci dice che sì, in effetti il Real Madrid di Ancelotti ha rimontato tante partite di Champions in modo rocambolesco – per usare un eufemismo. I fatti, però, raccontano come è andata davvero questa ennesima rimonta. E allora tutto, è impossibile negarlo, va fatto risalire alle scelte a dir poco cervellotiche fatte da Thomas Tuchel. Scelte a cui Ancelotti ha replicato in modo lineare, si può dire anche semplice, banale. Ma anche molto efficace.

Siamo al minuto 76′, e il Bayern è in vantaggio per 1-0. Il gol di Davies, bellissimo per altro, è arrivato otto minuti prima, all’apice di una partita in cui il Madrid ha creato più occasioni, è sembrato più forte, più organizzato, più quadrato. Neuer, infatti, ha compiuto almeno tre parate decisive. Ma è una semifinale di Champions, ci sta che una squadra come il Bayern possa strappare una vittoria non del tutto meritata. Tuchel, poi, ha letto e gestito benissimo l’andamento della gara: proprio Davies è entrato al posto dell’infortunato Gnabry, e dopo il gol il Real ha avuto solo occasioni di confusione. Ora, però, dalla panchina bavarese si alza Kim Min-jae: tutti pensano a un cambio conservativo, è inevitabile, all’uscita di Laimer o Pavlovic con lo spostamento di Kimmich a centrocampo. Solo che Tuchel finisce per esagerare: fuori Sané, Kim Min-jae si mette a fare il terzino sinistro e Mazraoui si sposta a destra. Il Bayern si schiera con una difesa a cinque. E c’è un altro terzino di ruolo, Davies, schierato qualche metro più avanti.

Ma non è finita: al minuto 84′, Tuchel toglie Kane e Musiala per far entrare Choupo-Moting e Müller. Dopo la partita, il tecnico tedesco dirà che Kane ha dovuto giocare nonostante un problema alla schiena, e allora il cambio era anche comprensibile. Il problema è che Choupo-Moting ha 35 anni e non segna un gol da novembre 2023; Müller, invece, compirà i 35 a settembre prossimo e non è mai stato un grande contropiedista. Di certo ha meno gamba di Musiala, anche di Musiala che ha giocato 84 minuti in una semifinale di Champions League. Il Bayern, quindi, dal minuto 84 in poi si schiera con tre difensori centrali (Kim Min-jae, Dier e De Ligt), tre terzini (Mazraoui, Kimmich, Davies), due centrocampisti centrali (Pavlovic e Laimer) e due attaccanti poco mobili (Choupo-Moting e Müller). Nel frattempo, Ancelotti ha inserito Modric, Camavinga, Joselu e Brahim Díaz al posto di Kroos, Tchouameni, Rodrygo e Valverde, passando dal 4-3-3 puro a una sorta di 4-2-3-1. Tutto molto lineare, tutto molto semplice, tutto molto efficace. L’abbiamo già detto.

Trovate tutto ciò di cui abbiamo parlato dopo il minuto 3.00, ma ha senso godersi l’intera sintesi

Ed è così, semplicemente, che il Bayern perde la partita. Certo, sul risultato finale pesa tantissimo l’unico errore commesso da Neuer sul tiro di Vinícius, un attimo prima del tap-in vincente di Joselu. Ma l’assedio della squadra di Ancelotti ha delle chiare ed evidenti motivazioni tattiche. Dopo i cambi di Tuchel, infatti, il Bayern non è quasi mai riuscito a ripartire. E nell’unica volta che ha imbastito un vero contropiede, ha gestito malissimo la superiorità numerica. Va bene, l’abbiamo già detto: Tuchel è inciampato anche nella papera di Neuer, ma due minuti dopo i suoi giocatori hanno difeso in modo allegro, per non usare un altro aggettivo più caustico, sul calcio d’angolo da cui è scaturito il raddoppio di Joselu.

All’ultimissimo minuto è arrivata anche la beffa del fuorigioco fischiato prima del tiro in porta di De Ligt, un’aberrazione totale nell’era del Var e del fuorigioco semiautomatico. Ma ciò che è successo prima resta, eccome se resta. Anzi, il fatto che il Bayern potesse ancora pareggiare, che solo una pessima chiamata del guardalinee abbia tolto una grande occasione ai bavaresi, dimostra come questo Real Madrid fosse una squadra tutt’altro che inscalfibile. Fortissima, sì, ma non inscalfibile. Questa è un’ulteriore aggravante per le sostituzioni senza senso attuate da Tuchel, per il modo in cui il tecnico tedesco ha gestito gli ultimi minuti. Le partite di Champions League, soprattutto le semifinali, vanno giocate tutte al massimo, fino all’ultimo secondo. Dai giocatori, dagli allenatori. E questo discorso vale sempre, non solo al Bernabéu. Forse al Bernabéu vale un po’ di più, ma il punto non è questo. Non stavolta.