Larissa Iapichino è pronta a spiccare il volo

Intervista alla lunghista azzurra, che si sta preparando per Parigi 2024 e che è il nuovo volto di Diadora.

Il salto, in tutte le sue forme, è qualcosa che fa parte del dna di Larissa Iapichino. Non potrebbe essere altrimenti: suo padre, Gianni, ha vinto tre titoli italiani di salto con l’asta; sua madre Fiona May, a cui Iapichino somiglia in maniera impressionante, è stata una delle migliori lunghiste del mondo, due volte medaglia d’oro ai Mondiali e due volte medaglia d’argento alle Olimpiadi. Insomma, Larissa Iapichino ha un rapporto profondissimo e indissolubile con il tartan, la sabbia e le scarpe chiodate. E questo rapporto se lo porta dietro anche quando non gareggia: «La pedana ti insegna a concentrare le energie per quando servono, a non dissiparle, sia mentalmente che fisicamente. Anche nella vita di tutti i giorni, se qualcosa o qualcuno ti drena le energie, meglio mandarlo via».

Le parole che leggete sono parte di un’intervista a Undici che Iapichino ha concesso in occasione di un evento organizzato da Diadora, brand di cui è diventata testimonial con un accordo a lungo termine. Eravamo all’Arsenale di Venezia, in un freddo lunedì di metà aprile, e Iapichino si è detta «felice di poter rappresentare un brand come Diadora, una famiglia sportiva in cui si respira una grande eredità: da qui sono passati personaggi iconici, non solo dell’atletica ma anche di altre discipline, e io vivo questa opportunità come una specie di passaggio generazionale».

Ecco, appunto: Iapichino incarna e rappresenta un passaggio generazionale che è ancora in corso, visto che si tratta di un’atleta giovanissima, per quanto già affermata. È nata nel luglio 2002 ed è campionessa Europea Under 20 e Under 23, ma è anche vicecampionessa Europea indoor, primatista italiana assoluta indoor con 6,97 metri e terza nel ranking mondiale, grazie alle tre tappe della Diamond League conquistate nel 2023. Tre tappe consecutive, per altro. Ma come si gestiscono le aspettative che crescono, che diventano enormi e difficili da sopportare, in virtù di un curriculum così ricco? Iapichino ne fa una questione di isolamento, cioè di concentrazione: «Quando scendo in pedana è come se i pensieri, anche quelli intrusivi, che arrivano sempre, venissero isolati. Accetto il mio destino, penso che ormai il lavoro è stato fatto e ansia e paura non hanno il potere di penalizzare la mia performance. Al momento del salto ovviamente bisogna tirare fuori tutto l’agonismo e dare il meglio di sé. Ma al tempo stesso cerco sempre di vivere quello che mi circonda con la massima tranquillità».

La tranquillità che deriva dall’isolamento è un tema ricorrente, nelle parole di Iapichino. Infatti torna quando parla della sua routine prima e durante le gare: «Quando inizio il riscaldamento ascolto musica, nella mia playlist non mancano mai Eminem e soprattutto Rihanna, ma poi la spengo e non tolgo le cuffie. Così nessuno mi parla e posso rimanere nel mio mondo, interagendo solo con mio padre (il suo allenatore, ndr). In gara, poi, quando un’avversaria mi sorpassa provo a non sprecare le energie pensando di reagire subito. Secondo me l’importante è saperle incanalare, le energie, nel momento in cui sali in pedana, perché capita di dover restare in gara per ore. In pista devi imparare a gestire le forza, la testa, e a saperti accendere nel momento giusto per esprimere la performance migliore».

Iapichino ha costruito col tempo, nel tempo, questa sua mentalità così sicura e così rilassata. Forse perché anche l’amore per il suo stesso sport è nato piano piano, ed è lei stesso a confessarlo: «Io all’inizio odiavo il salto», racconta, «e infatti avrei voluto diventare un’ostacolista. Possiamo dire che è il salto in lungo che ha scelto me, non il contrario. All’inizio non ero molto brava, però poi a un certo punto il salto ha cominciato a venire naturale e sono arrivati i primi buoni risultati, anche rispetto alle altre specialità. Nel frattempo ho provato un po’ di tutto, ma le misure del salto in lungo erano davvero enormi, praticamente potevo competere con ragazze molto più grandi di me».

Larissa Iapichino ha catturato l’attenzione del mondo dell’atletica leggera all’età di 17 anni, quando ha saltato
6,64m ed è entrata nelle migliori dieci prestazioni italiane di sempre nel salto in lungo, quarta al mondo all-time U18.

All’orizzonte, è inevitabile per un talento del genere, si intravede già la sagoma del grande appuntamento: Parigi 2024. Per Iapichino saranno i primi Giochi in assoluto: nel 2021, infatti, fu costretta a saltare l’edizione giapponese a causa di un infortunio. Prima di guardare alla Francia, però, Iapichino e il suo team puntano su un altro evento piuttosto importante: gli Europei di Roma, in programma a inizio giugno. Come ci si prepara a due impegni così ravvicinati? Bisogna fare delle scelte? «Il percorso di preparazione procede bene», racconta Iapichino. «Anche se è stato più compresso del solito perché il tempo stringe e gli Europei sono tra poco. Ora come ora non sono ancora al top della forma, anche perché è chiaro che non si può arrivare al massimo a Roma e poi anche a Parigi due mesi dopo. Cercherò comunque di dare il meglio perché un meeting in casa è un’opportunità da sfruttare. In ogni caso, però l’obiettivo principale della stagione rimangono le Olimpiadi».

Sia a Roma che a Parigi, Larissa Iapichino indosserà una nuova scarpa pensata e realizzata appositamente per lei e per i lunghisti: si chiama Lungo Carbon ed è stata sviluppata dagli atleti per gli atleti, visto che a capo del progetto di ricerca c’è stato e c’è Gelindo Bordin, ex medaglia d’oro nella maratona alle Olimpiadi di Seoul 1988. Oltre ai soliti discorsi sulle performance, Iapichino parla di Lungo Carbon in termini di identità, di appartenenza: «Poter rappresentare l’Italia non solo con la simbolica maglia azzurra che tutti conosciamo, ma anche con un prodotto personalizzato e un po’ mio, che rappresenta sia me che il Paese, è una responsabilità. È una di quelle responsabilità super positive che possono darti la carica».

Nella stessa occasione, Diadora ha presentato il RACE PACK, con tre modelli perfetti per l’atletica leggera, studiati e sviluppati presso il Centro Ricerche Diadora di Caerano di San Marco. I tre modelli presentati sono LUNGO CARBON, una scarpa per il salto in lungo con uno speciale compound studiato per ottenere un ritorno elastico superiore e con una forma ergonomica della suola studiata per facilitare la dinamicità della rincorsa; la VELOCITÀ CARBON, una scarpa da velocità chiodata che contiene le ultime innovazioni di Diadora, tra cui spicca una speciale placca in carbonio appositamente studiata per ottenere il miglior ritorno di energia possibile ai blocchi di partenza; la GARA CARBON, con una intersuola in schiuma Anima PBX, in grado di fornire un ritorno di energia pari all’80%, uno degli standard più elevati tra quelli registrati sul mercato.