Nel futuro di Ferrari non c’è solo Lewis Hamilton

La sfida per il Cavallino è in pista ma anche oltre: Ferrari è a tutti gli effetti una realtà figlia dello spirito del nostro tempo, un brand che sa raccontarsi in tanti modi diversi.

In tutto il mondo, Ferrari è da sempre sinonimo di auto sportive, lusso, velocità sfrenata, passione, ma anche di “Made in Italy”. Può sembrare un banale luogo comune ma non lo è, perlomeno non del tutto: a ribadirlo, ormai da anni, sono le classifiche delle società internazionali di rating. Nel 2023, per esempio, il Cavallino Rampante si è piazzato 13esimo al mondo – e primo fra gli italiani – nell’annuale Global RepTrack 100, che valuta i marchi con la migliore reputazione, ovvero quelli in grado di stabilire un maggiore legame di fiducia con i consumatori. Sempre lo scorso anno, Brand Finance – la principale società indipendente di consulenza strategica e di valutazione dei marchi – ha considerato Ferrari il luxury brand più influente al mondo, in base agli investimenti nel marketing e alle performance aziendali. La motivazione offerta è stata la seguente: «Il punto di forza del marchio del Cavallino Rampante rimane la capacità di essere esclusivo ma di non lasciare indietro nessuno. Questo risultato è stato raggiunto grazie alla sua presenza, dal mondo sportivo della F1 al merchandising, dall’alta moda e dal lifestyle ai parchi di divertimento, riuscendo a entrare nell’immaginario di tutti».

Tutto questo è merito soprattutto di una forte brand identity, da sempre caratterizzata da un’efficace commistione fra tradizione e innovazione, in grado di sconfinare dal mondo delle corse e della produzione di auto sportive. A partire dall’iconico logo: nel 2014, la stessa Brand Finance sottolineava come «il Cavallino su sfondo giallo è immediatamente riconoscibile in tutto il mondo, anche dove non ci sono ancora le strade. Nel suo paese natale e tra i suoi molti ammiratori in tutto il mondo la Ferrari ispira molto più della lealtà al brand, più di un culto e una devozione quasi religiosa». Non a caso, l’hashtag ufficiale sui social della casa automobilistica è #essereFerrari, a simboleggiare un rapporto identitario piuttosto energico fra l’azienda e i propri follower. Questo percorso di affermazione del proprio marchio ha portato nel 2010 all’apertura di un parco tematico di nome Ferrari World sull’isola Yas ad Abu Dhabi, che garantisce un’immersione completa nel mondo del Cavallino, grazie alla presenza di una pista, un teatro, attrazioni varie, un cinema in 3D, una galleria di auto storiche, una riproduzione del paddock utilizzato nelle corse automobilistiche e un’Italia in miniatura. A questo, nel 2015 si è poi affiancato Ferrari Land, nei pressi di Barcellona in Spagna, con una conformazione molto simile.

A giugno 2021 c’è stato poi il debutto di una collezione di abbigliamento luxury, sia per uomo che per donna, che si è andata ad affiancare alla più classica linea sportiva. L’obiettivo è quello di declinare nel mondo della moda i valori distintivi di Ferrari, ovvero artigianalità, eleganza e innovazione, così come sono stati elencati da John Elkann, Presidente e all’epoca del lancio anche Amministratore Delegato ad interim dell’azienda. Come afferma la stessa Ferrari sul proprio sito ufficiale, del resto, «ovunque portiamo il nostro marchio, lo facciamo con la stessa passione, lo stesso stile, lo stesso impegno per l’eccellenza e gli stessi valori che applichiamo quando creiamo le nostre auto». L’ultima collezione autunno-inverno 2024 ha sfilato nel corso dell’ultima Milano Fashion Week: disegnata da Rocco Iannone – stilista con un passato fra Dolce & Gabbana, Giorgio Armani e Pal Zileri – è caratterizzata da linee innovative e dalla prevalenza di tinte rosse e nere, abbinate ad accessori in stile anni Sessanta ispirati ai set da viaggio di attrici come Monica Vitti e Anna Magnani.

Degli inizi di quest’anno è poi la notizia che la Ferrari è al lavoro per la realizzazione di una barca a vela da competizione, seguendo l’esempio di altre scuderie di Formula Uno come Mercedes e Red Bull. Il progetto, che sarà pronto non prima della seconda metà del 2025, è quello di un «monoscafo full foiling ma molto strano, con certi punti d’appoggio che ricordano il multiscafo», ha rivelato Giovanni Soldini, un nome molto noto agli appassionati di vela, che è stato scelto come team principal di questa nuova avventura. Anche in questo caso, lo spirito Ferrari resterà intatto: «Sarà un oggetto che guarda al futuro ma anche al passato» ha sottolineato il navigatore milanese. Il reparto corse, dal quale tutto ha avuto inizio, continua per ancora oggi ad avere la sua fondamentale centralità. Negli ultimi anni è stato fatto per esempio un grosso investimento per riportare la Scuderia nel campionato del mondo endurance FIA a partire dal 2023, nella classe Hypercar. Una categoria motoristica che era particolarmente amata da Enzo Ferrari, così come era stato raccontato nel film del 2019 Le Mans ’66 – La grande sfida di James Mangold, anche se in forma molto romanzata. Dopo 50 anni di assenza da questo mondo, la casa del Cavallino Rampaante è ripartita con grandi ambizioni, intenzionata a vincere fin da subito. E l’obiettivo è stato raggiunto, con la storica vittoria nella 24 Ore di Le Mans ottenuta dall’equipaggio composto dagli italiani Alessandro Pier Guidi e Antonio Giovinazzi e dal britannico James Calado. La Ferrari 499P è stata poi in corsa anche nella classifica generale del campionato fino all’ul1tima gara, uscendo sconfitta solo dalla ben più esperta Toyota.

Nella storia della Formula Uno, la Ferrari ha vinto 243 Gran Premi, più di qualsiasi altra scuderia. Il Cavallino vanta il record anche per titoli mondiali piloti – 15 successi – e costruttori, vinto per 16 volte (Mark Thompson/Getty Images)

C’è poi il capitolo Formula Uno, nella quale la Ferrari continua a investire nella speranza di riprendersi quei titoli mondiali che mancano dal 2007, per quanto riguarda il campionato piloti, e dal 2008, per quello costruttori. Nel tentativo di tornare finalmente al vertice, la Scuderia ha puntato sull’ingaggio di Lewis Hamilton, per un matrimonio dalle diverse sfaccettature. Da un punto di vista sportivo, c’è poco da aggiungere: il pilota britannico arriverà in Ferrari a 40 anni compiuti, ma con la sensazione di poter essere ancora fra i migliori al mondo. Da quello mediatico e commerciale, la narrazione è facile: si tratta del pilota più vincente della storia della Formula Uno sulla macchina con più titoli mondiali in assoluto.

Fin dal suo esordio, però, Hamilton si è affermato quasi come una figura at large all’interno del mondo della Formula Uno. In qualità di primo – e finora ancora unico – pilota nero in Formula Uno, negli anni è diventato un vero e proprio simbolo della lotta al razzismo, dentro e fuori dal Circus. Nel 2020 ha sostenuto il movimento Black Lives Matter, nato dopo l’uccisione di George Floyd da parte della polizia di Minneapolis. «Non si tratta solo dell’America, ma anche del Regno Unito, della Spagna, dell’Italia e di tutto il mondo… Il modo in cui vengono trattate le minoranze deve cambiare, il modo in cui si educa all’uguaglianza, al razzismo, al classismo e al fatto che siamo tutti uguali», scrisse in un post sui propri canali social.

Il tutto si è concretizzato nel 2021 nel progetto Mission 44, pensato per sostenere le ambizioni in ambito scolastico e lavorativo dei giovani appartenenti alle minoranze. «Nella mia vita ho sperimentato in prima persona come provenire da un background sottorappresentato possa influenzare il tuo futuro. Fortunatamente per me sono stato in grado di superare queste difficoltà attraverso opportunità e supporto. Voglio assicurarmi che altri giovani provenienti da ambienti simili siano in grado di fare lo stesso», ha dichiarato orgogliosamente il pilota. In altre occasioni, Hamilton si è schierato contro la violazione dei diritti umani in Bahrain, oppure ha usato toni forti nel commentare le nuovi leggi anti-LGBT promosse dal governo ungherese di Viktor Orban. Negli anni, poi, ha collaborato con l’UNICEF, ha fatto da ambasciatore per Save the Children, ha partecipato a raccolte fondi di beneficenza e si è schierato più volte a favore di battaglie ambientaliste o per i diritti degli animali (praticando anche una dieta vegana a partire dal 2017). Insomma, quando ha avuto la possibilità di fare da cassa di risonanza per cause di grande rilevanza, dall’alto della sua posizione pubblica, non si è mai tirato indietro. Da questo punto di vista, la Ferrari si sta garantendo quindi anche un possibile “ambasciatore”, ruolo che potrebbe proseguire anche in futuro, in seguito al ritiro dalle corse.

C’è un’ultima questione importante: Hamilton ha una grande passione per la moda. In passato è apparso sulle copertine di riviste come Vanity Fair e GQ , ha sfilato per Tommy Hilfiger a New York, ha disegnato in prima persona alcuni modelli, nei weekend di gara ha esibito sempre look particolarmente appariscenti, ha combattuto per il diritto a poter esibire un proprio stile anche negli ambienti della Formula Uno, indossando piercing e anelli. Quando arrivò in Mercedes, ci tenne a mettere subito in chiaro le cose: «Io sono fatto così. Questo è ciò che mi piace fare. Non cercate di controllarmi o limitarmi nella mia vita privata. Darò tutto per il team e per vincere i campionati. Vi dimostrerò che essere diversi non sarà un male per il brand». E così in effetti è accaduto: per 10 anni, Hamilton è stato l’uomo copertina della casa automobilistica tedesca, dandole visibilità sia in pista che fuori.

La Ferrari sembra voler puntare molto sulla propria linea di abbigliamento per il prossimo futuro, e il pilota britannico è il profilo perfetto per ricoprire anche il ruolo di testimonial. La Scuderia si ritroverà così in casa un profilo unico nella propria storia, qualcosa di più che un pilota tout court come Charles Leclerc (e lo stesso vale per le precedenti prime guide della Scuderia, da Sebastian Vettel a Michael Schumacher, passando per Fernando Alonso). Dove il monegasco rappresenterà la tradizione, Hamilton incarnerà l’innovazione. Ma sempre in pieno stile Ferrari.

Da Undici n° 55